07 Mar Che stress! Non ce la faccio più!
Martedì 26 Febbraio 2013 presso la sala Betania della Parrocchia Sacro Cuore a Monza si è tenuta la terza serata del ciclo di incontri “Le serate di psicoINFORMAZIONE”, organizzate dagli psicologi del progetto Spazio Psy. Queste serate sono una delle iniziative che vengono promosse da Spazio Psy che ha, tra i suoi obiettivi, quello di favorire lo sviluppo di una cultura del benessere psico-fisico delle persone: per gli psicologi di Spazio Psy il primo passo per sostenere e far crescere la cultura dello “stare bene” con la mente e con il corpo è proprio quello di informare e creare degli spazi e dei luoghi dove potersi confrontare e poter riflettere.
Il terzo incontro, dal titolo “Che stress! Non ce la faccio più!”, condotto dalla dr.ssa Elisa Spini e dalla dr.ssa Michela Bolis, è stato dedicato al tema dello stress, per comprendere insieme di che cosa si tratta e in che modo influenza la nostra vita.
Pensando alla parola “stress” sono moltissime le idee che ci vengono in mente ed è certo che per ogni persona lo stress ha una manifestazione e un significato differenti, che possono variare nei diversi momenti della propria vita. A volte si parla di stress legato alle difficoltà relazionali in famiglia o sul lavoro, altre volte ci si sente stressati quando si provano sensazioni di ansia, angoscia o paura che sembrano impossibili da affrontare, altre volte ancora lo stress può essere associato al tempo che fugge in questa società liquida o alla sensazione di fatica e di dolore di fronte a cambiamenti di vita molto importanti. Nel 1967 alcuni ricercatori americani hanno stilato una vera e propria graduatoria degli eventi maggiormente stressanti: tra questi, ai primi posti, troviamo la morte del coniuge, un divorzio, una separazione, una condanna in prigione e la morte di un familiare.
Ma che cosa si intende quindi con questa parola che ha significati così differenti per ognuno di noi? Partiamo da lontano, dall’etimologia di questo termine, che sembra avere un suono anglosassone, ma in realtà è di origine latina e deriva da “districtia” che significava “stretta”. Una volta giunto nei paesi di lingua anglosassone il termine si è trasformato in “stress” e dal 1400, nella lingua inglese, viene utilizzato con il significato di “accento tonico” di una parola. Nel 1800 venne utilizzato in fisica per indicare la pressione applicata a un oggetto, poi mutuato dalle scienze umane per indicare quanto accade alle persone sottoposte a pressioni di varia natura.
Nel 1936 Hans Selye, un medico austriaco, provò a dare una definizione di stress: lo considerava come una risposta strategica dell’organismo nell’adattarsi a qualunque esigenza, sia fisiologia sia psicologica, cui venga sottoposto. A distanza di tanti anni non esiste ancora una definizione del termine accettata univocamente e risulta davvero complesso poter fare una netta distinzione tra che cosa sia lo stress, le sue fonti, le sue manifestazioni o le sue conseguenze.
Si può però affermare che lo stress sia un meccanismo prezioso perché prepara il nostro organismo ad affrontare una situazione insolita, fuori dall’ordinario. Riesce a farlo fornendo all’individuo un surplus di energia da utilizzare per fronteggiare tale situazione, anestetizzando momentaneamente il corpo che così non è impegnato a rispondere a esigenze non primarie rispetto alla situazione stressante.
E’ molto facile per tutti immaginarsi l’attivazione che avviene proprio al comparire di un evento stressante; si parla di fase d’allarme, quando, dopo lo shock iniziale (momentanea paralisi, caduta al di sotto del livello fisiologico di funzionamento), l’organismo reagisce con un controshock liberando sostanze che lo mettono in moto sia fisicamente che psicologicamente. E’ la fase in cui il corpo si prepara a chiedere un “prestito energetico” per affrontare la risposta alla situazione che lo ha allarmato.
Alla prima segue la fase della resistenza in cui l’individuo si è ormai ripreso dalla sorpresa iniziale e può ora mobilitare le risorse che ha chiesto in prestito. Non si tratta più quindi di rispondere solo all’emergenza, ma di adottare una strategia per gestire la situazione in un’ottica di più lungo periodo. E’ in questa fase che il sistema endocrino produce cortisolo che mantiene efficiente l’attivazione del sistema nervoso simpatico che aumenta la vitalità e la capacità di adattarsi. E continua anche a rinnovarsi il “prestito energetico”!
Ma finalmente, dopo gli sconvolgimenti neurobilogici delle fasi precedenti, c’è la fase di esaurimento. Se non si ritrova un nuovo equilibrio e una soluzione di adattamento adeguata, le risorse cominciano ad assottigliarsi e si perde gradualmente vitalità. Le sostanze che inizialmente hanno un’azione stimolante, ora hanno un potere inibente, abbassando la soglia di protezione data dal sistema immunitario, rendendo l’organismo più debole e quindi più facilmente esposto a disturbi e malattie. E’ molto importante diventare consapevoli che il “prestito energetico” richiesto al nostro organismo non può essere richiesto per sempre e sarà quindi indispensabile riuscire a fermarsi e prendersi cura della fatica fisica e psicologica che si sta vivendo.
Quindi che cosa fare dello stress? Abbiamo visto come sia un meccanismo naturale e funzionale e, d’altronde, dobbiamo considerare che “la completa libertà dallo stress è soltanto la morte” (cit. Hans Selye). Così non dobbiamo eliminare il meccanismo che attiva la risposta di adattamento, ma imparare a controllarlo per impedirne l’attivazione quando non è necessaria e per controbilanciarlo con la capacità di rilassarsi e di scaricare le energie. Un percorso psicologico può aiutare a fare chiarezza sulla situazione stressante che si sta vivendo; venendo a contatto con le proprie emozioni e i propri vissuti è possibile riuscire a trovare delle strategie e delle risposte personali che ci permettano di raggiungere un nuovo equilibrio.
Alcune letture consigliate:
- Lazzari D., La bilancia dello stress, Ed. Liguori
- Farnè M., Lo stress, Ed. Il Mulino